mercoledì 29 dicembre 2010

Ricomincio a soffrire d’insonnia. Una fastidiosa, dolorosa, ostinata insonnia. Densa di pensieri che spezzano il respiro. Che soffocano ogni tentativo di reazione.
Vorrei vivere nei miei sogni, confusi dai mille inspiegabili accadimenti. Rimbalzare da uno all’altro, senza ragioni ne spiegazioni. Lanciare una palla da football americano a qualcuno che non conosco da una sponda del Tevere all’altra; ritrovarmi in un colorato e affollato aeroporto , tra drappi e poltrone rosse e luci come in un teatro, in attesa di entrare in scena su un volo di cui ignoro la destinazione; camminare in un appartamento le cui finestre si affacciano su Central Park a New York, e spiccare il volo dal cornicione e volare volare sopra gli alberi, volare sul Metropolitan Museum, volare sul lago e sulla città tutta fino al mare, volare sull’oceano, libero.
Succede invece che resti sveglio. Che i sogni svaniscono via come piume al vento. Che la realtà è un’altra. E sono qui che lascio le tracce delle mie ruote sulla terra dove sono sepolti i miei amici. Sono qui che disprezzo compiaciute situazioni di un tempo. Un tempo passato dal ritmo serrato, impazzito.
Ho visto una generazione senza ideali, senza sogni, senza valori, senza voglia, disadattata per volontà, bruciare rapida come carta velina. LI ho visti abbracciati a una bottiglia, a una lattina, a una siringa. Li ho visti viaggiare in altri mondi, e ho condiviso mollti viaggi e molti abbracci. Li ho visti morire annoiati da se stessi. Annoiati dal piccolo mondo che si erano creati e in cui sguazzavano come girini. Li ho visti tramutarsi in rane, ma mai in principi azzurri. Mentre io combattevo per restare in vita, loro combattevano per lasciarla. E con tenacia ci sono riusciti.
Li ricordo cosciente, li ricordo in sogno, li ricordo per tenerli in vita. Vorrei averli accanto a festeggiare la vita che hanno lasciato, che in fondo non è così male. Mi vergogno di averli lasciati andare, di non aver avuto la forza di trattenerli, di non essere stato esempio. Ma nessuno può essere esempio per chi non ha occhi. Per chi non ha coscienza. E allora brindiamo all’incoscienza, alla cecità, alle futili frasi di circostanza, ai pensieri distorti e ossessivi. Brindiamo all’assenza, alla solitudine, al caos. Brindiamo all’impotenza, all’egoismo e alle notti in braccio all’oblio. E brindiamo alla pace che spero abbiano trovato, dopo una vita combattuta. Buon Natale.

venerdì 10 dicembre 2010

Mi sono rotto il cazzo di...!

Ci sono una serie di cose che mi hanno davvero e irrimediabilmente sfrantumato i maroni. Dal momento che in questo periodo vanno di moda le liste, vado a esporvi la mia. Titolo:
«Mi sono rotto il cazzo di...».

Leggere su facebook i messaggini dei poveri mentecatti che scrivono 'buongiorno' e 'buonanotte', smettetela!

Leggere su facebook altri poveri mentecatti (molte volte gli stessi di sopra) che pubblicano applicazioncine di dubbio gusto tipo:
Oroscopo, significato del nome, caratteristiche del giorno di nascita, impegnato/a, single, che anno sarà il 2011, farmville, caratteristiche del proprio segno zodiacale, che frutto sei, chi eri nella tua vita passata, che organo del corpo sei e via dicendo...smettetela!

Leggere su facebook chi pubblica un post o una canzone o un video e si autoclicca 'mi piace'. E' sottinteso che ti piace, l'hai pubblicato tu cazzo!

Leggere su facebook.

Facebook.

Avere un'infermiera che arriva sempre in ritardo e chiamare la cooperativa che la manda protestando inutilmente (post dedicato in arrivo).

Andare al cinema e vedere i film dalla prima fila che secondo loro è il posto più giusto per un disabile (anche qui post dedicato in arrivo).

Sentire mia madre che parla ininterrottamente di argomenti di cui non me ne frega un cazzo.

Repubblica che pubblica articoli sullo sconforto di Silvio Muccino che non ha idee per un nuovo film e non vede il fratello da tre anni (anche sticazzi!).

Vivere in un paese le cui caratteristiche principali sono nepotismo e corruzione.

Vivere in un paese dove Moccia e Volo vendono milioni di libri.

Vivere in un paese dove la musica è rappresentata da programmi come X Factor e Amici.

Vivere in un paese dove un disabile riceve una pensione di invalidità di 270 euro.

Dover spendere 264 euro per cinque garze speciali per fare una medicazione di cui non posso fare a meno.

E fa pure freddo...cazzo!