Non sto scrivendo perché in realtà c’è poco da raccontare. Il tempo è brutto e fa freddo come d’inverno. Le uscite e le giornate di mare, assai limitate. Tuttavia qualche piccolo evento degno di nota posso riportarlo.
Il primo riguarda il piccolo Tommy/Danni, che è felicemente rimasto il bambino ‘vivace’ dello scorso anno. Il suo unico interesse compulsivo è la pesca. E’ super attrezzato con retini, lenze, togne, ami di ogni tipo e una compagna senza la quale non si muove: una bambina più grande di lui con la stessa passione. Qualche giorno fa il connubio è saltato perché lei non aveva voglia. Non l’avesse mai fatto. Tommy è partito in un capriccio/lamento da tragedia greca, piangendo e inveendo con anatemi di morte:
«Per colpa sua non posso andare a pescare, magari muore!».
Un signore e suo figlio, pescatori anche loro, si sono offerti di portarlo. Ma lui niente, ha continuato sulla sua linea intransigente: senza di lei non vado. Dopo una ventina di minuti di tragicommedia mia cugina Maddalena, madre del piccolo estremista – spazientita fino al midollo – gli ha dato l’out out:
«Se vuoi pescare vai con loro, altrimenti smettila di frignare e stai zitto», rincarando la dose «e complimenti per la bella figura da piagnone che stai facendo davanti a tutti».
A questo punto i freni inibitori dell’anfant terrible, già ampiamente scarsi, si sono abbattuti sulla madre con la violenza delle cascate del Niagara:
«Perché ho una madre che deve morire! Hai capito, devi morire!».
E la madre ha risposto con la stessa violenza. L’ha preso per un braccio, gli ha rifilato quattro sganassoni e l’ha chiuso in cabina in temporaneo isolamento. Sotto gli occhi atterriti di qualche spiaggiante, distratto dal tranquillo bagno di sole dai rumorosi colpi e dalle urla della cugina, ora visibilmente alterata.
Dopo il trattamento, il piccolo Tommy è effettivamente tornato mansueto. Questa la spiegazione della mamma:
«Mio figlio ha due neuroni che girano nello stesso verso. Ogni tanto uno gira da una parte e l’altro dalla parte opposta. Tre o quattro ceffoni bastano per rimetterli sulla stessa carreggiata. Purtroppo sono due, e due rimangono». Non fa una piega.
Ieri sono andato, insieme a Monica e all’amico Teo, a Offagna, un delizioso paesino dell’entroterra marchigiano dove si svolge una settimana di festa ispirata al medioevo. Il centro storico del paese è davvero di stampo medievale, con alte mura sia lungo il perimetro che all’interno, e una meravigliosa torre all’apice. Tutto egregiamente mantenuto. Per l’occasione il paese si divide in contrade che si affrontano in duelli di spada e tiro con archi e balestre, il tutto condito da travestimenti in stile: priori, re, regine, damigelle, giullari, giocolieri e mangiafuoco. Bande musicali si aggirano tra i viali suonando, presumo, le hit in voga a quei tempi. Un misto di cornamuse e percussioni piacevoli e interessanti. Una coreografia studiata nei particolari che riesce nell’intento di trasportare il visitatore indietro nel tempo. Siamo arrivati a combattimenti finiti, deliziandoci però col vino offerto dalla contrada vincitrice. Uniche due note stonate: l’assenza di una mega brace con maiale allo spiedo e cacciagione tipo Asterix, che sinceramente mi aspettavo di trovare; l’unica rappresentazione che siamo riusciti a vedere, fatta da un gruppo di ragazzi di Jesi (la compagnia Avalon...). Con tristi combattimenti tra cavalieri, arbitrati da un tristissimo Re e accompagnati da uno squallido voice over che spiegava l’uso delle armi, la passione e il sacrificio settimanale che impiegano nello studio storico e nelle tecniche di combattimento. I miei nipoti di dodici e tredici anni avrebbero offerto uno spettacolo spadaccino molto più spettacolare, senza impegno settimanale.
Dopo un giro di bancarelle (queste si spettacolari, altro che quelle di Numana) e un incontro ravvicinato con due Poiane di Harris (rapaci tipo Falco), trasportate in mano dai padroni (poianieri?), ce ne siamo tornati a casa. Mediamente soddisfatti.
Da Numana, in una giornata fredda e piovosa, è tutto per ora.
LONDRA: CONCIA
5 anni fa