domenica 14 giugno 2009

Sono nell’atrio dell’ospedale.
Sto cercando di prendere l’ascensore, l’unico ascensore funzionante. Il mio reparto è al quarto piano.
Ci sono molte persone in attesa, tutte sparpagliate a semicerchio ma senza un ordine preciso, pronte ad avventarsi sulla preda come felini in agguato.
Ci sono anche le scale. Proprio accanto alla porta dell’ascensore, ma nessuno le prende. Nessuno le nota.
Guardano solo il display digitale che segna in quale piano si trova il mezzo, preparandosi all’assalto.
Cerco di farmi notare spingendo la carrozzina tra due persone, che per tutta risposta non si muovono e sbuffano senza degnarmi di uno sguardo. Mi sposto verso destra e riesco quasi a raggiungere l’entrata costeggiando il muro umano, ma stavolta tre signore si lanciano all’apertura della porta tagliandomi la strada.
Sono confuso. Non capisco cosa sta succedendo. Possibile che sia diventato invisibile? Perché nessuno mi nota? Per quale motivo nessuno si fa da parte? Perché nessuno usa le scale?
Se potessi camminare io le userei. Che siano anch’esse invisibili? Mi rivolgo al mio assistente:« Forse facciamo prima dalle scale». Lui si che mi nota e nota anche le scale e mi guarda come se fossi impazzito. In effetti solo pensare di fare quattro piani di scale in carrozzina è da malati mentali.
Di colpo la confusione svanisce. Il momento surreale in cui avevo sguazzato, anche con un minimo di piacere dovuto alla novità, torna a far parte della cruda realtà.
«AAAAHOOOOOOO!!» grido con tutta la forza che ho nei polmoni,
« Me lo fate prendere questo cazzo di ascensore o devo chiamare la polizia??».
Ora mi guardano tutti. Ora si che mi notano. La piccola folla si apre neanche fossi il Papa. Arrivo davanti all’ascensore che si chiude, pieno, mentre una ragazza mi guarda negli occhi scusandosi imbarazzata. Il punto sta proprio nella differenza che c’è tra guardare e vedere. La differenza di concentrazione che si mette nel guardare e nel vedere. Perché ognuno è concentrato su cosa gli serve guardare, tutto il resto lo vede soltanto.E diventa invisibile. Serve una scossa allora, per destare il dormiente. Per spostare l’attenzione dal display digitale all’essere umano. Per vergognarsi dei propri limiti. Per salire ogni scala, finchè si ha la forza di farlo. Per non sentire più la frase:«Carrozzine in giro per la città se ne vedono poche».

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