venerdì 15 luglio 2011

Numana estate 2011

Il figlio di nove mesi del mio assistente è seduto sul suo seggiolino da viaggio accanto a me.
Mi guarda.
Sto leggendo il giornale, mentre viaggiamo spediti verso le meritate vacanze. Nilushe (il mio assistente) ha il potere innato di cambiare stazione radiofonica ogni volta che inizia un pezzo decente, per sintonizzarsi compiaciuto su musiche che farebbero rabbrividire un morto. Dopo una serie di cambi improbabili (la parola preferita di Martina), decide di mettere la sua chiavetta usb personale. Al terzo pezzo stile Bollywood (riesco anche a immaginare i balletti coreografati) mi parte in automatico la minaccia:
«O cambi o ti licenzio».
Cambia. Infilato nello stereo, giacie inascoltato da mesi ‘Ten’ dei Pearl Jam. Non sarà il massimo, ma è di sicuro meglio di Bollywood. Mi giro verso il piccoletto.
Mi guarda ancora. Credo mi stia studiando ma non capisco perché.
L’autostrada è semivuota. In compenso, durante una breve sosta per aggiustare il seggiolino del guardone, il furgone si è popolato di mosche. Piccole fastidiose mosche che non ne vogliono sapere di abbandonare il mezzo nonostante i quattro finestrini spalancati. All’interno del veicolo c’è l’equivalente di un tornado, che non sembra infastidirle più di tanto.
Sento tirare il giornale. E’ Iuran (il nove mesenne) che mi guarda felice attaccato con entrambe le manine alla prima pagina de ‘Il Fatto’. Ecco qual’era l’obbiettivo di tanto studio. Gliela cedo, magari gli piace Travaglio. In realtà vuole solo distruggerla, e lo fa divertendosi come un matto. Alla fine, pagina dopo pagina, gli cedo tutto il giornale. E lui, felicemente, lo distrugge. Atto simbolico?
Arriviamo a destinazione davvero velocemente. Cosa che quando guida Nilushe non avviene mai. Proprio quando Iuran ha deciso che non ne può più di stare seduto in macchina, manifestandolo con urla e un caotico lancio di oggetti contundenti: due paia di occhiali, un orologio, un lecca lecca di plastica, un pettine, un bambolotto nero che pronuncia una serie di frasi incomprensibili e un ‘Nemo’ di peluche.
La casa è meravigliosa, il giardino ancora di più. Un piccolo paradiso dove tira anche un po’ di vento. C’è il maestrale in paradiso?
Trovo la vicina che smadonna perché il marito è uscito e lei, non avendo le chiavi, non può mettere gelato e surgelati nel frigo. Le offro temporaneamente il mio, tanto è ancora vuoto, anche perché questo gesto mi potrebbe salvare l’estate da noiose proteste contro cani e musica alta.
Vi lascio mentre un enorme sole rosso si va a nascondere dietro le colline, e io stappo una bottiglia di Verdicchio freddissimo accompagnata da ciauscolo, lonzino, pomodori secchi e pecorino fresco.
Da Numana passo e chiudo, per ora.

2 commenti:

Tabata Potter ha detto...

Il maestrale non so, ma verdicchio e percorino sicuro che ci sono (in Paradiso) Posto questo, non pensarci neanche di marinare il blog con la scusa delle vacanze: aspetto i prossimi post

Daniela ha detto...

"C’è il maestrale in paradiso?". Fantastico.