lunedì 19 luglio 2010

Numana 1

Sono appena arrivato a Numana nelle Marche. Un paesino sotto al monte Conero che conosco molto bene. I miei genitori e gran parte del mio ‘parentado’ sono di Ancona, e la nostra casa delle vacanze estive è sempre stata qui. Sono praticamente cresciuto in questo stupendo paesino. Sarei dovuto partire venerdì mattina presto ma come al solito, sono stato investito dagli immancabili guai dell’ultimora. Il cuscino ad aria sul quale mi siedo ha pensato bene di bucarsi proprio il giorno della partenza. I gommisti di zona, dimostrando grande solidarietà e spirito di sacrificio, si sono rifiutati di mettere mano al danno. Così ho dovuto mandare il mio assistente sulla Prenestina, nell’officina ortopedica a cui faccio riferimento. I ragazzi mi hanno momentaneamente risolto il problema, a fine vacanza dovrò comprarmi un cuscino nuovo, ma alle cinque e mezza di pomeriggio. Tornato in possesso dell’indispensabile oggetto, abbiamo iniziato a caricare il furgone con i pochi bagagli preparati. Quest’anno ho deciso di viaggiare leggero: tre valigioni, tre scatoloni, una busta piena di cuscini e una con le amache, il mio materasso antidecubito, un materasso gonfiabile per gli eventuali ospiti, un sacchetto con ciotole e guinzagli, due cani e la moglie del mio assistente al settimo mese di gravidanza. Riempire un portabagagli diventa un po’ come giocare a tetris. Cerchi di incastrare tutto nella maniera più conveniente. Dopo un metti e leva durato una buona mezz’ora sono arrivato alla perfezione. Volevo quasi fotografare l’opera cubista tanto ero soddisfatto. Rientrato in casa per chiudere e prendere le ultime cose, mi è quasi venuto un arresto cardiaco alla vista della sedia doccia ancora tranquillamente parcheggiata nel mio bagno. Preso dallo sconforto ho passato la patata bollente al mio assistente:
«Smontala e caricala tu, io non voglio saperne più niente».
Siamo riusciti a partire alle otto e mezza. Un’ora per uscire da Roma. Mezzora in autogril per un panino. Tre ore e mezza per arrivare. Anche perché vista la pessima guida del mio assistente in autostrada (un suv lanciato a 200 all’ora ci ha quasi investito perché lui pretendeva di mettere la freccia e superare non curandosi di chi arrivava), ho deciso che la velocità massima consentita era 120 km all’ora.
La vista della casa che ho affittato mi ha fatto immediatamente dimenticare le difficoltà della giornata. Si tratta di un enorme casale diviso in appartamenti. Il mio si affaccia su un ampio tratto di campagna con il tramonto al centro dell’orizzonte. La casa ha due stanze e un doppio salone con vetrata celo terra lunga circa sette metri, sullo stesso lato della vista mozzafiato. Un grandissimo e ben curato giardino circonda tutto il casale. Gli interni sono arredati con gusto e col minimo indispensabile. Mi sono subito attrezzato con divani gonfiabili con fondo di vellutino e torce a profusione. La prima cena sul patio illuminati dal fuoco delle torce, sotto un celo stellatissimo e con uno spicchio appuntito di luna crescente che faceva capolino tra le poche nuvole, mi ha fatto venire voglia di restare qui per sempre. E il tramonto disteso sul divanetto vellutato con un campari in mano ha triplicato la voglia. A presto.

1 commento:

Alessandra ha detto...

io sono tornata da un velocissimo fine settimana nelle marche ieri sera ma purtroppo non ho visto il conero...la mia, anzi la nostra la mia e del mio Fida è stata una vacanza all'insegna del buon mangiare..siamo andati da Anikò di Cedroni e da Uliassi
buona vacanze!