giovedì 6 novembre 2014

Per chi avesse voglia di vederla, ecco parte della presentazione di Milano.

http://www.lostivalepensante.it/2014/11/06/milano-lorenzo-amurri-presenta-perche-non-portate-lourdes/

martedì 4 novembre 2014

Presentazione a Roma. Non mancate!

mercoledì 29 ottobre 2014

«È questo il punto, padre: la fede. Lei non è un tifoso, mentre io tifo Roma da sempre. La mia fede nei colori della mia squadra è completa come la sua nella Madonna».
‪#‎PerchéNonLoPortateALourdes‬

sabato 25 ottobre 2014

Sono sospeso nel nulla, sono l’ultimo uomo sulla terra, sono a Lourdes. E sono io a cercare un miracolo, il segno tangibile che ci sia qualcuno a vegliare sulla mia esistenza, che scacci via per sempre questa solitudine interiore, mia unica e vera compagna di vita.
Da "Perché non lo portate a Lourdes?".

giovedì 23 ottobre 2014

"Che ci faccio qui e come ci sono capitato lo so bene. Quello che non riesco ancora a decifrare è cosa sto davvero cercando."

mercoledì 22 ottobre 2014

Da oggi fino all'uscita riporterò alcune frasi tratte dal libro. Questa è quella presente sulla quarta. Enjoy!

"La fede religiosa è indiscutibile. Io, semplicemente, non la possiedo."

martedì 21 ottobre 2014

Ho appena ricevuto le copie del mio nuovo libro. Vedere tutte le ore chino davanti allo schermo, tutta la sofferenza, il divertimento, l'ansia, la preoccupazione, il sudore, l'esaurimento, le notti in bianco, il pezzo di vita che gli ho dedicato racchiusi in questo parallelepipedo, provoca sempre un'emozione particolare. Una specie di profonda nudità. Un pezzo d'anima che mi lascia, e che mi auguro, vi faccia compagnia, almeno durante la lettura.

domenica 12 ottobre 2014

Meravigliosa cena giapponese annaffiata da ettolitri di sake caldo. Mi addormento soddisfatto in preda ai fumi dell'alcol, pregustando la lunga e tranquilla dormita che mi aspetta. Un incubo mi sveglia di soprassalto alle 4.30 di mattina. Sudato e scosso, non riesco più a prendere sonno. La semplice equazione pancia piena-alcol-incubo è sinonimo di vecchiaia, vero? Che tristezza.

domenica 5 ottobre 2014

Stamattina, nonostante avessi fatto tardi, ho aperto gli occhi alle otto. Il mio stomaco tremava violentemente come attraversato da una corrente elettrica. A ogni respiro profondo corrispondeva un terremoto interno al quale non riuscivo a dare spiegazione. L'unico interessato e divertito dallo strano nuovo evento era Kafka, il mio gatto, che dopo giorni di calcolato distacco, si era concesso una notte di affetto disinteressato. Scrutava con attenzione la mia pancia accovacciato nella classica posizione pre agguato, e si lanciava di scatto con le zampe tese in avanti appena compariva il curioso tremolio. Io ero meno divertito di lui, ma anche in un certo senso affascinato dagli improvvisi mutamenti del mio corpo; dal tempo che scorre e porta con se cambiamenti non sempre piacevoli, ma di sicuro - in qualche modo - significativi. Dopo alcuni tentativi - sono arrivato a sferrare pugni come volessi mettere al tappeto l'oscuro responsabile nascosto sotto la mia pelle - sono riuscito a calmare lo spasmo. Ora è il momento di capire il motivo scatenante, che è sempre difficile da individuare. Come una caccia al tesoro che non prevede, però, il ritrovamento di oro e preziosi.

martedì 30 settembre 2014

Come avrete capito, ho deciso di iniziare di nuovo a scrivere sul blog. È stato un anno di duro lavoro che non mi ha consentito di dedicarmici come avrei voluto. Adesso che il uovo libro sta per uscire, avrò più tempo e tanto da raccontare. Intanto beccatevi il mio nuovo tatuaggio, fresco di giornata.

lunedì 29 settembre 2014

La codeina schiarisce gli occhi.
Di tanto in tanto spostavo lo sguardo dallo schermo del computer e scrutavo la lunga lingua di sabbia che mi separava dal mare. In particolare tenevo d'occhio il piccolo cancello di legno ammaccato dal tempo che si affacciava sulla spiaggia. "Vado a farmi una nuotata, torno presto", mi aveva detto, e a me dispiaceva non poterla seguire. Il mare, lì davanti, era pieno di scogli: era impossibile per me immergermi senza rischiare di farmi male; per non parlare del muretto crollato davanti al cancello, che rendeva difficile raggiungere la spiaggia anche a chi usava le gambe. E il gioco durava finché non intravedevo la sua snella sagoma risalire lentamente. Dapprima minuscola che quasi si confondeva con la sabbia e la scarna vegetazione mediterranea che cresceva timida ai lati del cammino. Poi sempre più grande man mano che si avvicinava, elegante nei movimenti e con le cuffie bianche infilate nelle orecchie che sparavano musica a tutto volume, e i fili che le sfioravano dolcemente il corpo e sembravano far parte della leggera maglietta di lino che indossava. Dietro di lei la linea dell'orizzonte dove cielo e mare si incontrano, e a volte si fondono uno nell'altro come due amanti, era solcata da petroliere, navi da carico, da crociera e traghetti che si incrociavano e le attraversavano il corpo come possenti frecce, senza ferirla. Aveva la fronte liscia e il viso rilassato - e oserei dire felice - di chi si trova nel posto dove aveva voglia di essere. Gli occhi verdi chiari luccicavano come pietre preziose, e i lineamenti - più pronunciati del solito forse dall'eccessiva magrezza - completavano un ritratto iperrealista di rara bellezza. Continuavo a guardarla avvicinarsi alla veranda, e non vedevo l'ora di sentirle pronunciare la frase che ripeteva ogni volta: "Ti sono mancata?".
"Da morire", le rispondevo ridendo, quasi fosse un modo per dirsi che andava tutto bene.
La codeina schiarisce gli occhi e toglie dolori e brividi.
Un po' come faceva l'eroina un tempo, ma quella degli occhi è solo una mia teoria, o forse solo un'impressione. Unita alla tachipirina risolve il pacchetto febbre dolori, e regala una sensazione piacevole - e anche un'odiosa insonnia.
Oggi pomeriggio, prima di sentirmi male, mi scaldavo ai raggi dell'ultimo sole che irrompono prepotenti attraverso la finestra del mio studio. Prima che scompaia dentro il fianco del palazzo di fronte. A inizio estate il suo cammino finiva sul tetto, e le giornate erano più lunghe e calde, e non mi veniva la febbre per un colpo di freddo.
Adesso sposto lo sguardo dallo schermo del computer, ma non vedo né sabbia né mare, solo ricordi lontani di brevi momenti piacevoli, che si posano sul corpo come piccole gocce d'acqua prima di evaporare.