«Salve, devo cambiare le coordinate bancarie dove ricevo la pensione. Qual'è il modulo scaricabile da internet?».
«E' ...egato al ..it..».
«Scusi, potrebbe ripetere non si sente bene».
«E' sul sito? Mi segue? E' sul sito? Capisce cosa le dico?» domanda in rapida sequenza con voce stizzita.
«Stia calma signorina non la sento bene, continui» cerco di mantenere la calma.
«Vada su moduli».
«Fatto».
«Vada su ....rat.. ...ns...t.».
«Scusi ripeta per favore, non si capisce».
«Mi segue? E' in grado di fare quello che le dico? Vada sulla voce assicurati\pensionati è il quarto modulo. Mi segue⁇» sempre più stizzita.
A questo punto vorrei vomitarle addosso tutto ciò che penso, ma continuo a trattenermi e a interagire con educazione:«Trovato, grazie. E una volta compilato?».
«Lo porta all'Inps di zona, dove altro?».
«Devo portarlo anche in banca?».
«No, direttamente qui».
(Non è vero. Una parte del modulo deve essere compilata da un funzionario di banca).
«C'è un ufficio pensioni?».
«Presumo di si».
Ecco. Sono una persona molto paziente, ma la frase "Presumo di si" ha innescato, nelle mie viscere, una bomba a orologeria. Il castello della mia educazione, che fino a quel momento aveva retto ai ripetuti attacchi del nemico audiolesivo, è imploso come un palazzo carico di esplosivo:«Presumo di si⁇,» inizio a urlare, «Lei risponde a un numero verde di un ente per fornire informazioni e presume ci sia un ufficio pensioni? La pagano per presumere? Ma con chi crede di avere a che fare? Sono disabile, mica deficiente (con tutto il rispetto per la categoria). Lei è un'ignorante e una maleducata».
«Le ho detto quello che voleva sapere» e mi attacca in faccia. Potrei andare all'inps con un mitra e uccidere qualche operatore, a caso. Sperando di beccarla. Tanto i tetraplegici in galera non ci vanno. Arresti domiciliari.
Compilo il modulo e vado all'inps, senza mitra. Passo in banca, dove riempono la parte a loro riservata (qui ci vorrebbe il mitra). C'è un parcheggio interno davanti agli uffici senza posti riservati ai disabili (bravi no?). Entriamo, io e Miky, dalla doppia e scomodissima porta d'ingresso. Nonostante ci vedano in chiara difficoltà, nessuno dei presenti muove un dito per reggere la seconda porta.
Mi avvicino al banco informazioni: un signore barbuto mi porge un modulo. Io gli mostro il mio modulo già compilato. Lo guarda come se avesse visto un alieno:«Vada pure con quello. Prenda il numeretto, sportello a».
Presumo ci sia un corsia preferenziale per disabili. Presumo male (almeno a me non mi pagano). Prendo il numero: a 30. Siamo al 6 e l'attesa sembra molto lunga. Un signore si avvicina e mi porge il suo numero: a 15. Allora esistono ancora degli esseri umani sensibili su questo pianeta! Lo ringrazio di cuore. Aspetto comunque una ventina di minuti prima di vedere il mio numero brillare, come un rubino, sul display elettronico. Consegno il modulo e spiego ciò che devo fare. Io parlo in italiano, lei in burocratese. Ci mettiamo un pò a capirci, ma alla fine riesco a cambiare il maledetto conto. Ne approfitto per chiedere informazioni sulle pensioni arretrate che devo ricevere da un anno. La risposta, dopo una piccola ricerca, è che serve il numero del fascicolo. Il patronato che ha seguito la mia domanda, dovrebbe chiamare lo sportello inps per conoscere la situazione delle mie pensioni tramite quel numero. Burocratese. La domanda sorge spontanea. Perchè, se digita il mio nome sul computer, non appare tutto quello che mi riguarda per quanto concerne l'inps? O meglio, perchè quando c'è da riscuotere si trova tutto, mentre quando c'è da pagare non si trova mai niente? Tecnologia settoriale.
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