«Allora la chiamo domani per conoscere l'esito del sollecito?» chiedo.
«Se vuole...».
E' chiaro che voglio. E così faccio. Mi risponde proprio dall'ufficio inps che si occupa dei pagamenti, con la stessa sufficienza:« E' tutto a posto, riceverà le pensioni arretrate e la nuova pensione d'invalidità tra un mese».
Siamo ai primi giorni di Agosto, dovrei vederle arrivare per Settembre. Visti i precedenti, stavolta non esulto e mi faccio dare il numero di protocollo della pratica. Me lo da con riluttanza, dicendo che per controllare devo recarmi sul posto. La cosa mi insospettisce. A distanza di qualche giorno, un venerdì, mi faccio accompagnare all'inps da un amico. Cerco di prendere il numeretto, ma la macchina non da segni di vita. Mi avvicino al banco informazioni e scopro che gli sportelli che si occupano delle pensioni d'invalidità, ricevono il martedì e il giovedì. Tanto per rendere la vita più facile. In compenso noto che finalmente i disabili con gravi difficoltà motorie (presente!), non devono più affrontare la solita interminabile fila. C'è tanto di cartello affisso a indicarlo. Una novità dell'ultima ora. Finalmente qualcuno sta cercando di abbandonare le caverne. Mi ripresento il martedì successivo con qualsiasi tipo di documento e il numero di protocollo. Non faccio la fila. Spiego tutta la situazione all'impiegata (due volte) la quale, senza bisogno del numero, controlla la mia situazione. Mi guarda.
«Allora?»
«Non le posso dire niente, deve parlare con il patronato».
«Ma io sono qui per controllare se il patronato si sta realmente occupando della mia pratica».
Alzo un minimo la voce dicendo che sono disposto a buttarmi per terra davanti alla sua scrivania se non si fa chiarezza su questa storia. Voglio parlare con un responsabile. L'impiegata ora mi ascolta: stampa un foglio e scrive in cima il nome della tipa dell'ital-uil, insieme al mio numero di telefono e a qualche altro appunto. Mi dice di tornare martedì prossimo per parlare con la signora Cosimi, perchè adesso l'ufficio è ancora chiuso:«Sono tutti in ferie, sa è Agosto». Certo, la gente smette di avere problemi in Agosto. Non si sta male, non si ha bisogno delle istituzioni. Agosto, in Italia, è un mese ai confini della realtà. Sospeso nel nulla. Tutto si ferma, è normale. Lo stesso giorno parlando con Massimiliano, un mio fratello acquisito, viene fuori che un suo amico di famiglia, Enzo, ha lavorato per anni con diversi patronati, e lavora ancora a stretto contatto (udite udite) proprio con l'ufficio a cui compete la mia pratica. Chiamo senza indugio, spiego per l'ennesima volta. Conosce la signora Franco. E' lunedì, mi chiede di mandargli via sms i miei dati insieme al numero di protocollo, che a questo punto ricordo a memoria, e mi rimanda a mercoledì. Oggi. Lo chiamo verso le sette di sera, preoccupato di non aver ricevuto ancora nessuna chiamata.
«Tutto bene. Ti hanno spedito la lettera che annuncia ufficialmente l'arrivo della pensione e degli arretrati,» mi dice con voce soddisfatta, «Comunque io mercoledì prossimo do un'occhiata. Credere va bene, controllare è sempre meglio».
Lo ringrazio di cuore. Stavolta ci credo anche prima del controllo e mi sento sollevato, anche se in verità sono già entrato in ansia da attesa posta. Dulcis in fundo, sto per sedermi a tavola (...) quando squilla il telefono. Sul display appare il nome: Maurizio Soru, il tipo che non rispondeva mai. Non è possibile. Rispondo immediatamente e sento il classico rumore dell'apparecchio che balla nelle tasche, condito da voci femminili in lontananza. Non resisto e gli mando un sms: «Per quindici giorni non ha risposto alle mie molteplici chiamate. Stasera le è inavvertitamente partita una telefonata diretta proprio a me. Alla faccia dell'ironia!».
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