Ricomincio a soffrire d’insonnia. Una fastidiosa, dolorosa, ostinata insonnia. Densa di pensieri che spezzano il respiro. Che soffocano ogni tentativo di reazione.
Vorrei vivere nei miei sogni, confusi dai mille inspiegabili accadimenti. Rimbalzare da uno all’altro, senza ragioni ne spiegazioni. Lanciare una palla da football americano a qualcuno che non conosco da una sponda del Tevere all’altra; ritrovarmi in un colorato e affollato aeroporto , tra drappi e poltrone rosse e luci come in un teatro, in attesa di entrare in scena su un volo di cui ignoro la destinazione; camminare in un appartamento le cui finestre si affacciano su Central Park a New York, e spiccare il volo dal cornicione e volare volare sopra gli alberi, volare sul Metropolitan Museum, volare sul lago e sulla città tutta fino al mare, volare sull’oceano, libero.
Succede invece che resti sveglio. Che i sogni svaniscono via come piume al vento. Che la realtà è un’altra. E sono qui che lascio le tracce delle mie ruote sulla terra dove sono sepolti i miei amici. Sono qui che disprezzo compiaciute situazioni di un tempo. Un tempo passato dal ritmo serrato, impazzito.
Ho visto una generazione senza ideali, senza sogni, senza valori, senza voglia, disadattata per volontà, bruciare rapida come carta velina. LI ho visti abbracciati a una bottiglia, a una lattina, a una siringa. Li ho visti viaggiare in altri mondi, e ho condiviso mollti viaggi e molti abbracci. Li ho visti morire annoiati da se stessi. Annoiati dal piccolo mondo che si erano creati e in cui sguazzavano come girini. Li ho visti tramutarsi in rane, ma mai in principi azzurri. Mentre io combattevo per restare in vita, loro combattevano per lasciarla. E con tenacia ci sono riusciti.
Li ricordo cosciente, li ricordo in sogno, li ricordo per tenerli in vita. Vorrei averli accanto a festeggiare la vita che hanno lasciato, che in fondo non è così male. Mi vergogno di averli lasciati andare, di non aver avuto la forza di trattenerli, di non essere stato esempio. Ma nessuno può essere esempio per chi non ha occhi. Per chi non ha coscienza. E allora brindiamo all’incoscienza, alla cecità, alle futili frasi di circostanza, ai pensieri distorti e ossessivi. Brindiamo all’assenza, alla solitudine, al caos. Brindiamo all’impotenza, all’egoismo e alle notti in braccio all’oblio. E brindiamo alla pace che spero abbiano trovato, dopo una vita combattuta. Buon Natale.
MEGLIO NON CHIEDERE
4 settimane fa
5 commenti:
vediamo se riesco a mandarti questi cacchio di auguri
ma non potrei avere il tuo indirizzo di posta elettronica privato che a scrivere qui mi sto impiccando?
almeno potrei dirti anche chi sono visto che google mi ha dato questo nome assurdo...non mi chiamo gabriella ma mi posta i commenti cosi
se ti disturbo puoi anche mandarmici, però scrivi così ti leggo...
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