Qualche sera fa sono stato invitato alla Rai di via Asiago per assistere alla diretta della tremilesima puntata della trasmissione radiofonica ‘DEMO’. Ideata e condotta dal fantastico duo Michael Pergolani e Renato Marengo, la trasmissione permette a giovani artisti di mandare le proprie canzoni su cd (una volta si trattava di ‘demo tapes’) che, dopo una doverosa cernita, vengono trasmessi alla radio. Un veicolo fantastico per dar voce e pubblicità ai tanti musicisti che non hanno possibilità di farlo in altro modo. Conosco bene il mondo della gavetta musicale perché ne ho fatto parte. Ho mandato cassette e cd a destra e a manca per anni. Molte volte, quasi tutte, sono tornati indietro inascoltati, o non sono tornati affatto (sempre inascoltati), o non hanno avuto riscontro positivo (inascoltati?). E’ davvero frustrante dopo aver passato ore e ore a comporre, registrare e aggiustare brani, sempre con entusiasmo e passione, non avere alcun riscontro, positivo o negativo che sia. Il più delle volte perché non si hanno contatti con il mondo musicale che conta (più che mondo lo definirei girone dantesco). Ma veniamo alla serata.
Sono stato invitato da Michael, amico di una vita e padre acquisito. Ma anche in veste di fornitore del primo demo di ‘DEMO’, con una canzone composta insieme agli amici David Nerattini e Giulio Iraci, per essere la sigla del programma: la ormai famosa ‘Su dai dai’.
Arrivo davanti all’entrata di via Asiago che ha la classica e immancabile lunga scalinata. Un usciere mi prende in consegna e mi porta a un’altra entrata dall’altro lato della strada. Prima di me entra un furgone. Il conducente sta portando le mozzarelle di bufala per il buffet pre trasmissione. Lo scambio di battute tra i due è fantastico:
conducente:«Stanno arrivando due colleghi, devi aspettarli prima di chiudere»
usciere:«Ma io devo portare il signore»
c:«Lo so però io mi devo sbrigare, senza le mozzarelle il buffet non apre»
u:«Ma non possono timbrare sopra?»
c:«Gli ho detto di venire qua, abbi pazienza, le mozzarelle...»
u:«Le dispiace aspettare due minuti?»
io:«Si figuri, le mozzarelle...».
Insomma davanti a uno scatolone di mozzarelle di bufala campana, neanche il disabile ha la precedenza.
Alla fine l’usciere riesce a dirottare i colleghi del conducente all’entrata di sopra e, dopo aver percorso un tunnel sotterraneo degno di un film di Kubrik – con annesse lamentele dell’usciere sullo sciopero dei mezzi e la lontananza tra casa e posto di lavoro - mi ritrovo in un ascensore insieme allo scatolone di mozzarelle. Almeno la soddisfazione di un parimerito.
L’atrio di fronte all’ingresso della sala A è già abbastanza pieno. Vedo Michael ma è impegnato in una fitta conversazione, spero non sulle mozzarelle. La serata si preannuncia ottima. Due ore di musica dal vivo con giovani promesse vincitrici di premi grazie agli eventi organizzati dalla trasmissione, insieme a professionisti che ne sposano la causa e che sono abbastanza umili e sensibili da ricordarsi di quando erano nessuno: Nicolò Fabi, Max Belli, Teresa De Sio, Ron, Francesca Schiavo. Nel frattempo hanno aperto il buffet. Mando il mio assistente a fare rifornimento. Dopo il confronto sulla precedenza ho il diritto di cibarmi delle bufale, una sorta di vendetta. Devo ammettere che sono proprio ottime, aveva ragione il conducente. Prima le mozzarelle!
Appena finito di gustare le specialità sudiste, neanche mi stesse osservando, arriva un altro usciere che mi invita a entrare in sala. Lo seguo come un cagnolino, solo che il genio si limita a zigzagare tra la folla senza farmi strada. Una ragazza si accorge che devo passare e fa spostare dei signori. La guardo. Ha i capelli rossi e gli occhi azzurri, un bellissimo viso e un sorriso dolce. Uno di quei sorrisi che raccontano chi sei, che ti lasciano intravedere l’anima, che ti scaldano il cuore e ti fanno sentire al sicuro, che ti lasciano senza parole anche se saresti pronto a raccontargli tutto, a svelare il tuo più intimo segreto li in quel preciso istante che vorresti durasse in eterno. Ricambio il sorriso e la ringrazio. Forse dovrei seguire l’impulso e fermarmi a parlarle, ma per dirle cosa? Finirebbe tutto in una figuraccia impacciata da film, e la poesia del momento si disintegrerebbe in un secondo. Raggiungo l’usciere che mi fa entrare dalla regia perché c’è da fare una scala meno ripida. In effetti ha ragione. Scesa la scala mi sistemo nell’angolo sinistro della prima fila. C’è Belli che sta provando un medley dei suoi successi, mentre la gente inizia a occupare le poltrone della sala. Scambio due chiacchiere con Michael e Renato che sono contenti e credo anche emozionati. La trasmissione va avanti da quasi dieci anni e continua a avere uno strepitoso successo. Cosa che nessuno dei due si immaginava. Scruto la platea in cerca della ragazza ma non la vedo. Possibile che non sia entrata? Individuo due chiome rosse che però non corrispondono a quella che cerco. Micheal e Renato introducono l’imminente inizio della diretta con un discorso sulla storia del programma. Con mia grande sorpresa e imbarazzo, Michael racconta che il primo dei 40.000 ‘demo’ arrivati in questi anni è stato il mio (nostro David e Giulio...).
Parte la diretta con tanto di sigla eseguita dal vivo dalla band di turno. Mi viene da ridere ripensando a quando l’abbiamo composta e registrata sui primi hard disk recordings in un piccolo studio casalingo, divertendoci come bambini. Giovani talenti (davvero bravi), di cui purtroppo non ricordo i nomi, si susseguono sul palco inframezzati dalle altrettanto belle performance dei già affermati cantanti. Di tanto in tanto mi giro verso il pubblico per cercare la ragazza, ma non c’è. Arriva il momento di una giovane cantante scoperta da ‘DEMO’ che si sta affermando ad altissimi livelli. Vincitrice di tutte le manifestazioni da loro organizzate, nonché trionfatrice dell’ultimo X Factor. Michael e Renato la introducono all’unisono (siparietto in perfetto sync): Nathalie!
Sale sul palco lei! Con la sua chioma rossa, gli occhi azzurri felici e il sorriso dolce. Resto a bocca aperta. Ascolto Micheal raccontare i suoi trascorsi da gipsy in giro per l’Irlanda, con chitarra a tracolla a esibirsi nei pub. Essendo stato fricchettone girovago anch’io (lo sono ancora nell’anima), mi piace ancora di più. Sarebbe giusto provare anche della vergogna (e infatti la provo). Visti i miei trascorsi da musicista e produttore dovrei conoscerla, ma guardo raramente la tv e men che meno i programmi come X Factor o Amici. Anche se capisco che possono essere un trampolino di lancio per i giovani, li trovo repellenti dal punto di vista umano e dal modo in cui viene trattata la musica. Degli zoo in cui i cantanti sono gli animali e i ‘coach’ i domatori con tanto di frusta. Per di più con corredo di giudizio finale in mano a dei mentecatti strapagati per dire cose che non verrebbero in mente neanche a un surrealista come Jodorowsky.
Oltre a essere una bravissima cantante, Nathalie scrive anche dei bellissimi testi.
E non lo dico da infatuato, ma da addetto ai lavori. Passo il resto della serata a cercare di scorgerla dietro la tenda del backstage senza successo. Vorrei raccontarle la mia personalissima gaffe. Forse si divertirebbe a sentirla, e forse finiremmo a farci due chiacchiere al gianicolo guardando Roma. Una di quelle cose che i romani non fanno mai. Più probabilmente penserebbe di avere davanti un disabile matto.
Di tanto in tanto si avvicina l'usciere e mi chiede qualcosa. Queste in sequenza le domande poste:
«Se hai bisogno di qualcosa basta chiedere».
«Se sei stanco me lo dici e andiamo».
«Se te ne vuoi andare basta che me lo dici».
Non ho capito se è cortesia o se è lui che se ne vuole andare e invece è costretto a stare qui per me.
La due ore musicale finisce con un gruppo pugliese di pazzi (questi si...) tipo Balkan Beat Box, con il cantante che mostra gigantografie di Totò, corre per tutta la sala mettendo maschere in faccia al pubblico e alla fine lancia coriandoli. Fantastico! Serata meravigliosa e gran bella musica. Grazie DEMO!! Saluto Michael che mi invita alla prossima manifestazione organizzata dalla trasmissione, a cui andrò sicuramente. Uscendo lancio un’ultima occhiata al backstage, ma quel sorriso si è già dileguato. Vi lascio con una poesia scritta tempo fa che sembra riassumere questo momento, almeno per me. Si chiama ‘D’incontri fortuiti’. A presto...
D’incontri fortuiti
da un respiro mancato
soffocati dal cuore
sordo al suo stesso suono
d’occhi stupiti
che il suo lento sfilare ammirano
e senza parole rimpiangono,
per sempre
MEGLIO NON CHIEDERE
4 settimane fa
2 commenti:
ciao Lorenzo, mi piace molto quello che hai scritto, trovo che abbia la delicatezza e la bellezza delle ali di una farfalla.
Ti invio un caldo raggio di sole.
giovanna
Grazie Gio!
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